In Basilicata, in una delle aree più isolate e depresse del Sud Italia, ricca di risorse idriche e ambientali, e ad alto rischio sismico, e' stato messo in produzione da potenti multinazionali del petrolio un enorme giacimento di energia fossile, da cui si estraggono ogni giorno circa 100.000 barili di petrolio e oltre tre milioni di metri cubi di gas. Da alcuni invocato ed osannato, da altri temuto e contestato, il petrolio si e' eretto quale “Totem Nero” nei paesini lucani, sorta di icona ambigua che attrae e che al tempo stesso respinge, simbolo di vita e di morte, di palingenesi comunitaria come di apocalisse identitaria. Il libro, esito di una prolungata attivita' di ricerca etnografica e della consultazione di materiale documentario di diversa natura, analizza le aspettative e le visioni di sviluppo prodotte da tale evento, nonche' gli apparati cognitivi, i sistemi simbolici, i cerimoniali politici di legittimazione culturale ed ideologica volti ad elaborare un immaginario filopetrolifero di natura mitopoietica. Un’attenzione particolare e' dedicata inoltre alle strategie di difesa dei beni comuni attivate nei territori nel tentativo di arginare le politiche mistificatorie del potere economico, e quelle rassicuranti – e del ricatto occupazionale – del potere politico. Il Mezzogiorno, elevato in passato a paradiso folklorico di relitti arcaici, si e' tramutato in terra eletta per un’antropologia della contemporaneita', protesa ad operare in un’arena conflittuale nella quale diversi poteri presidiano il campo per esercitare il controllo delle risorse materiali quanto di quelle immaginifiche. Il libro ha vinto la XVI edizione del Premio Carlo Levi nella sezione Autori lucani nel 2012 e il riconoscimento “Mimmo Beneventano” da parte dell'Associazione Libera. Contro le mafie.